Foto di Federico Vagliati
Fissare le storie delle imprese eccellenti altoatesine attraverso documentari interattivi. Farlo rimanendo legati al filo dell’osservazione con uno sguardo antropologico di quanto accade in azienda, raccontando così i processi produttivi attraverso le storie delle persone, il vero motore del cambiamento. Con la possibilità per chi guarda il documentario di scegliere storie e percorsi diversi, costruendo così la propria idea dell’impresa. Un’idea innovativa per aziende…innovative, quella di Irene Ammaturo, una delle sei selezionate nella prima edizione di Impulsi Vivi, il percorso di incubazione dell’Ufficio Politiche Giovanili della Ripartizione Cultura Italiana della Provincia Autonoma di Bolzano realizzato di Irecoop Alto Adige – Südtirol. Galeotto, per l’incontro fra Irene e l’incubatore, è stato il passaparola. «Sono venuta a conoscenza di Impulsi Vivi grazie alla segnalazione di un amico – racconta -. È stata una gran bella esperienza, che mi ha fatto incontrare persone competenti in grado davvero di rendere concreta un’idea».
Classe 1977, nata a Salerno e laureata in Scienze della Comunicazione, Irene arriva a Bolzano nel 2010 per frequentare la ZeLIG, Scuola di televisione, documentario e nuovi media di Bolzano, dove ottiene il diploma in regia documentaria e sviluppo progetti. Una passione, quella per il mondo della foto e dei video, sempre coltivata: anche quando lavorava in ambito formativo in Germania, paese dove ha vissuto dal 2000 al 2010. A cavallo delle due esperienze, un ritorno a Salerno dove ha seguito le vicende dei migranti nella Piana del Sele, coltivando così la sua voglia di conoscere – e raccontare – la realtà. Ora l’Alto Adige è diventato la sua seconda casa e Irene lavora nella Film Commission di IDM Alto Adige – Südtirol.
«Impulsi Vivi mi ha permesso di sviluppare il mio progetto: raccontare con video interattivi, lasciando poi all’utente la possibilità di scegliere cosa vedere e quale percorso fare, storie di aziende altoatesine leader nel loro settore». La prima edizione dell’incubatore culturale è stata decisiva. «Mi sono trovata di fronte a professionisti preparati che mi hanno dato gli strumenti per rendere concreta la mia idea. Non solo: c’è anche il tempo per metterli in pratica, analizzarli e ritararli poi sulla propria esperienza. Una formazione a 360 gradi: penso anche ad aspetti fiscali-burocratici, ad esempio, che magari passano in secondo piano ma in realtà poi si dimostrano essenziali. Un percorso che consiglio a tutti, perché non basta avere buone idee, bisogna saperle applicare alla realtà».