«Tutto ha avuto inizio quando sono diventata mamma. Ero molto giovane e mi sentivo ancor meno pronta delle altre neomamme. Ma ad imparare in fretta e dare il mio meglio non ho voluto rinunciare. Così mi sono fatta qualche scrupolo in più, qualche domanda in più sull’educazione, ho scoperto le discipline legate alla metamedicina e alla crescita personale, me ne sono incuriosita e non ho più smesso di studiarle».
Questa, in poche parole, la storia di Katja Bertoli Gantioler. «La fabbrica dei sogn’attori», il progetto che ha portato ad Impulsi vivi, il percorso di incubazione dell’Ufficio Politiche Giovanili della Ripartizione Cultura Italiana della Provincia Autonoma di Bolzano realizzato da Irecoop Alto Adige – Südtirol, è l’evoluzione di un’attività che ormai pratica da anni: si tratta di un metodo derivato dal coaching umanistico, che le permette di accompagnare persone bisognose di consulenza per prendere consapevolmente le scelte più importanti della propria vita lungo un percorso di autoconoscimento. La particolarità di questo metodo è che sfrutta l’espressione artistica per favorire la scoperta delle diverse attitudini dell’individuo. «Le discipline che propongo come strumento espressivo spaziano dal teatro alla scrittura, passando per il canto e la danza, ma senza escludere eventuali forme di rappresentazione visiva – spiega Katja – Il lavoro principale che io chiedo di svolgere a coloro cui sto facendo consulenza è di raccontare, spiegare, buttare fuori tutto quello che loro sentono dentro, ciò che sentono di essere, usando però l’emisfero destro del cervello, quindi sfruttando la creatività della comunicazione irrazionale».
Il contributo di Katja consiste primariamente nel saper operare una «ritraduzione simbolica» di quanto sortito dalle varie performance: in questo modo è possibile individuare alcune caratteristiche fondamentali – quindi pure alcune speciali esigenze – dell’individuo che intende compiere un percorso di crescita personale. In particolare, nel corso della sua esperienza, Katja si è accorta della maggiore efficacia di questo metodo, se applicato a gruppi. «Questa è stata una convinzione che ho potuto consolidare anche grazie al confronto col mio mentore, Stefano Pica, esperto di corsi di formazioni collettivi». Con lui Katja è così stata in grado di individuare con maggior precisione il target a cui rivolgersi, le persone che più possono trarre beneficio da queste attività di ricerca condivisa di se stessi, dei propri bisogni e aspirazioni, ma soprattutto delle proprie potenzialità. Per quanto riguarda lo svolgimento concreto del suo progetto, Katja afferma che «non occorrerà una vera e propria sede fisica, in particolare se considerato che il grosso dei contatti coinvolgerà scuole e centri giovanili: ovvero proprio quei contesti che raccolgono adolescenti e persone ancora in cerca di una direzione da dare al proprio futuro».