La lezione di Bucchi: «L’errore? Non è un tabù ma un trampolino di lancio»

«Tutti noi sbagliamo, non bisogna avere paura di fare errori, l’importante è usarli come trampolino di lancio per i nostri obiettivi, avendo consapevolezza di ciò che ci possono insegnare». E nel mondo dell’impresa – anche quella culturale – non potrebbe essere altrimenti. Cogliere il motivo dei nostri sbagli, analizzarli per poterne trarre enormi benefici. È quanto ha spiegato Massimiano Bucchi, professore di Sociologia della Scienza e Comunicazione, Scienza e Tecnica all’Università di Trento, lo scorso martedì 4 dicembre al Centro Trevi, durante il primo aperitivo informale di Impulsi Vivi, il percorso dell’Ufficio Politiche Giovanili della Ripartizione Cultura Italiana della Provincia Autonoma di Bolzano realizzato da Irecoop Alto Adige–Südtirol.

Bucchi ha presentato la sua ultima fatica letteraria «Sbagliare da professionisti. Storie di errori e fallimenti memorabili», un vero e proprio viaggio tra i più “celebri” errori della storia: «L’errore ha sempre fatto parte delle nostre vite, mi sembrava strano però che la sociologia non gli avesse mai studiati in maniera sistematica. Da qui ho deciso di intraprendere la mia analisi, rendendola più accessibile ai lettori attraverso il racconto di alcune storie» ha detto Bucchi. Già, perché chissà cosa ha pensato successivamente il produttore discografico che non scritturò i Beatles, o chissà che successo avrebbero avuto i Google Glass se sponsorizzati meglio, invece che essere così mal considerati in America. Storie di insuccessi, legate a valutazioni sbagliate che però, inevitabilmente, fanno parte del processo di crescita di ciascuno di noi.

«L’errore nella nostra società è un tabù, tutti vogliono cercare di evitarlo. Nel nostro piccolo, la cosa migliore che possiamo fare è prendere lo sbaglio come un momento di conoscenza e di riflessione di noi stessi». Una considerazione che ha portato il pubblico del Centro Trevi a scrivere su un foglietto il loro errore più grande (in forma anonima), per poi venir letti tutti assieme, un momento di raccolta per dimostrare che davanti agli errori siamo tutti uguali.